di Arianna Sacco
C’era una volta una parola che si chiamava Positivo di nome e Negativo di cognome. Positivo era sempre mesto perché sulla Terra si aggirava un virus contagioso e chi contraeva questo malanno veniva definito positivo. Ormai sapeva che il suo nome aveva assunto un significato del tutto contrario a quello d’origine.
“Ma perché tra tutte le parole che esistono, proprio il nome Positivo doveva capitarmi? Perché non sono nato Anonimo? Sicuramente sarebbe stato meglio del mio nome!” pensava sempre il nostro protagonista. Mentre Positivo Negativo stava bevendo una tazza di tè, improvvisamente suonò il campanello.
La parola si precipitò immediatamente alla finestra per vedere chi fosse: era un treno colorato su cui era incisa la scritta Treno della Felicità: qualunque parola salga a bordo. Così Positivo decise di salirci, anche se non sapeva quale fosse la destinazione.
Sul veicolo c’erano molte parole, così tante da occupare tutti i sedili.
Anzi… quasi tutti.
Positivo Negativo scorse in penultima fila un posto accanto ad un ragazzo grazioso e tranquillo.
“Piacere, io sono Ameno… tu come ti chiami?”
“Io sono… emh… Positivo” rispose quasi incerto.
“Che bel nome! Sai, anche mio fratello Nefando si sarebbe voluto chiamare così” affermò Ameno.
“All’inizio adoravo il mio nome… ma adesso lo odio. I terrestri stanno vivendo una pandemia terribile, perché un virus si aggira nel loro pianeta e – la cosa che detesto di più – è che chi contrae il virus viene definito positivo. In sostanza adesso il significato della mia parola è del tutto cambiato!”
Continuarono a parlare fino a quando il treno non si fermò.
Erano arrivati in un piccolo paesino chiamato Il Paese delle Parole, un piccolo villaggio pronto ad ospitare le parole appena scese dal treno. Era formato da tante casette di diversi colori a seconda del significato della parola che ci sarebbe dovuta abitare: le case dei colori più chiari erano destinate ai termini positivi e quelle più scure ai termini negativi.
Positivo non aveva idea di dove andare, dato che non conosceva più il suo vero significato.
All’entrata del villaggio fortunatamente c’era un signore che aveva il compito di indicare alle parole in difficoltà la strada e l’abitazione giusta. Aveva capelli bianchi e sulla maglietta aveva agganciato una spilla che recava la scritta “Sig. Canuto”.
Così la parola decise di andare a chiedere informazioni.
“Salve, sono la parola Positivo e non so se andare nelle case più chiare o più scure” disse con voce tremante.
“Buongiorno, si deve dirigere verso le case più chiare” rispose secco Canuto.
“D-davvero??” chiese il nostro protagonista incredulo.
“Certo” rispose subito. “Il suo nome le è stato assegnato per indicare qualcosa di buono?” chiese Canuto.
“S-sì, ovviamente” rispose quasi preoccupato Positivo.
“Allora il significato sarà e rimarrà sempre così. In ogni caso per indicare la sua parola dal lato negativo abbiamo contattato un tal Positivo-Bis. Buon proseguimento”
“Grazie, arrivederci”
Positivo non stava più nella pelle, era TROPPO contento.
Così Positivo Negativo si diresse verso la casa gialla saltellando.